Ogni azienda ortofrutticola, con modalità differenti a seconda del grado di automazione, trarrebbe enormi vantaggi dall’integrazione dell’industria 4.0.
Oramai tutti i giorni sentiamo parlare da giornali, TG, consulenti ed esperti vari, di industria 4.0.
Industria 4.0 che sta dando un forte impulso, anche grazie ad incentivi mirati, all’acquisto di macchinari innovativi e tecnologici, e che sta facendo nascere, o evolvere, numerose aziende pronte a cogliere i vantaggi da essa derivanti.
Iniziamo dalla sua definizione:
“Industria 4.0, prende il nome dall’iniziativa europea Industry 4.0, a sua volta ispirata ad un progetto del governo tedesco. Concretizzato alla fine del 2013, il progetto per l’industria del futuro Industrie 4.0 prevedeva investimenti su infrastrutture, scuole, sistemi energetici, enti di ricerca e aziende per ammodernare il sistema produttivo tedesco e riportare la manifattura tedesca ai vertici mondiali rendendola competitiva a livello globale.” (fonte Wikipedia)
Il programma è stato poi ripreso da molti altri paesi europei tra i quali, anche se con un po’ di ritardo, il governo italiano, che a fine 2016 nella finanziaria ha inserito un programma di sviluppo e le relative linee guida, con numerosi incentivi allegati che permetteranno alle aziende di accedere alle tecnologie abilitanti.
La chiave di volta dell’industra 4.0 sono i sistemi ciberfisici (CPS), ovvero sistemi fisici strettamente connessi con i sistemi informatici, e che possono interagire e collaborare con altri sistemi CPS. Questo sta alla base della decentralizzazione e della collaborazione tra i sistemi, che è strettamente connessa con il concetto di industria 4.0.
E quindi? Dopo tutti questi paroloni, quali sono i vantaggi per le imprese ortofrutticole?
Ne ho sentiti molti di commenti, spesso scettici, sulla possibilità di sfruttare i vantaggi di questa nuova era dell’industria per le imprese ortofrutticole…
“Alberto, i prodotti della natura non sono standardizzabili e quindi è difficile industrializzare completamente la linea“.
“Alberto, le persone sono molto importanti nel processo di lavorazione…“.
e cosi via. Eppure…eppure non è cosi!
Senza voler apparire arrogante, mi sento di dire con tranquillità che ogni azienda ortofrutticola, con tempi e modalità differenti a seconda del grado di automazione e specializzazione del personale già presente in azienda, trarrebbe enormi vantaggi di tipo:
Sembra uno scenario da Matrix, eppure è proprio cosi che andrà, anzi che sta già andando. Perchè si, qualcuno potrà nascondere la testa sotto la sabbia e cercare di rimandare questi passaggi il più possibile, ma le aziende più avvedute hanno già iniziato la loro trasformazione.
Passando dalla teoria alla pratica:
Di fatto il dotarsi di software e hardware adatti alla rivoluzione 4.0 non è cosi difficile, nè cosi economicamente gravoso, soprattutto in questo periodo, in cui il governo facilita l’adozione di queste tecnologie mediante svariati e significativi.
È sufficiente avere dei macchinari di ultima generazione che già prevedono, nel 90% dei casi, la possibilità di connessione ad internet e di scaricare i dati di produzione su un gestionale o un sistema CRM (anch’esso dotato della possibilità di poter recepire dati esterni).
Questa interconnessione consente di gestire in maniera univoca tutti i dati, sia in entrata che in uscita, interfacciando produzione, amministrazione e commerciale. In tal modo, tutti gli “attori” possono scambiarsi dati in tempo reale: dall’analisi di esigenze che sorgono dall’incrocio di dati non rapportabili manualmente, alla previsione di flussi e di manutenzioni, eliminando completamente i fermi macchina e migliorando la catena del valore, intervenendo laddove si registrano colli di bottiglia o aree non particolarmente efficienti.
Detto così sembra molto semplice, ma in realtà non è più complicato di così… basta averne la volontà, e non farsi bloccare dalle proprie abitudini. Pensare di recuperare un 10% di efficienza globale attraverso questi processi non è utopia per molte aziende… in taluni casi anche di più.
Difficoltà chiaramente ci sono, e sono dettate, nella stragrande maggioranza, dalla resistenza. Cambiare implica sforzo, ma è spesso necessario, ed in uno scenario competitivo come quello attuale per l’ortofrutta italiana, dove generalmente i margini sono sempre più risicati, non è pensabile rimanere pigramente fermi a guardare il mondo che cambia.
Cambiare significa investire di più nel personale, specializzandolo e responsabilizzandolo.
Cambiare significa rimettere in discussione i processi decisionali: se fino ad oggi era possibile, anche se decisamente “vintage”, passare i “pizzini” tra i vari operatori, oggi gestire l’impresa ortofrutticola tramite programmi dedicati a cui tutti, limitatamente alle proprie responsabilità, possono accedere, deve essere visto non come qualcosa di possibile, ma di obbligatorio.
Io stesso ho vissuto questa esperienza in prima persona: passando dall’operare in un’azienda in cui si passavano pile di fogli tra le persone, ad una in cui le informazioni sono condivise tra tutti in tempo reale, consentendo a ciascuno di lavorare in modo più semplice, organizzato e anche piacevole.
Questo significa che quando si devono prendere decisioni, assumendosene le responsabilità, risulta più semplice, perché si è a conoscenza di tutti i dati sensibili e di tutti gli indicatori utili.
Una trasformazione non solo tecnologica, ma soprattutto culturale. Il salto da un’azienda in cui i processi vengono gestiti manualmente all’azienda in cui l’input ai processi viene dato alle macchine e poi gestito completamente in maniera automatica non è un salto banale, anzi… ma non c’è tema di smentita quando dico che chi vuole ottenere migliori risultati, non solo economici, deve per forza passare attraverso questa rivoluzione, e prima lo farà meglio sarà, per tutti.
Alberto